giovedì 28 gennaio 2010

Camerano: Esigenza di un “Rinascimento morale, legale e di trasparenza”

Sono molto amareggiato dell’arresto per tangenti di un dirigente comunale nel nostro piccolo comune di Camerano.
Purtroppo anche Camerano riverbera l’esempio di ciò che avviene a livello nazionale.
Spetta chiaramente alla magistratura definirne la posizione, io però prendo spunto da questo caso per esprimere decisamente la necessità di ristabilire moralità, legalità e trasparenza in campo amministrativo e politico. 
Chi ci governa, in sede locale o statale, deve essere specchio di virtù, sintesi del meglio di una città e di un popolo.
Si è detto sempre che l’esempio viene dall’alto, ebbene comincino i nostri politici e amministratori ad essere per noi buoni maestri, recuperando il senso del pudore nella propria vita privata e onestà nel servizio pubblico.
Queste possono sembrare le solite parole ma io le sento fortemente mie e del mio partito l’Italia dei Valori, che in questo momento risponde meglio alle esigenze di pulizia morale.
A volte ci si accusa di alzare troppo la voce, ma è necessario farlo se per interlocutori si ha dei “sordi”.
Sebbene sia giovane ho già capito quanto spesso i diritti vengano calpestati e la amoralità, divenuta materia corrente, si trasformi in gossip e sia accantonata e accettata con un sorrisino e con un bonario “così fan tutti”.
Ciò è altamente dannoso perché la Storia insegna che le grandi civiltà come quella romana sono decadute non tanto per l’arrivo dei barbari quanto per il generale decadimento morale.

domenica 24 gennaio 2010

No al Rigassificatore

L’Italia dei Valori di Camerano nella persona di Costantino Renato esprime il suo NO assoluto al rigassificatore del Cònero pensando che la necessità di una fornitura di gas non può certo giustificare il rischio di morte e distruzione per il nostro ecosistema e neppure il crollo della nostra economia, basata essenzialmente su pesca e turismo. Renato osserva infatti che anche gli operatori turistici sarebbero penalizzati dal rigassificatore perché la sola idea di un mare inquinato farebbe letteralmente scappare i turisti verso altri lidi.
Che cos’è il rigassificatore di cui tanto si parla?
Un rigassificatore è una immensa nave metaniera lunga come tre campi di calcio, alta ben dodici metri e posizionata ad appena 34 Km dalla nostra costa, riempita con 160.000 metri cubi di Gas Naturale Liquido che viene ritrasformato allo stato gassoso tramite un processo di riscaldamento che impiega, a vari livelli, l’acqua del mare. Il progetto del rigassificatore del Cònero è stato presentato all’Amministrazione di Porto Recanati da una ditta francese molto potente, con interessi in tutto il mondo, la multinazionale Gaz de France Suez. In particolare, occorre considerare che si tratterebbe di un impianto sottoposto a direttiva Sèveso, ovvero ad una particolare direttiva europea che regolamenta il controllo dei rischi da incidente rilevante che coinvolgono sostanze pericolose. In questo caso il Gas Naturale Liquido, se sversato incidentalmente, formerebbe una nuvola tossica che dapprima gelerebbe tutto ciò che incontra nel suo cammino e che, mescolandosi con l’ossigeno nell’aria, provocherebbe poi un’esplosione nell’ordine di potenza distruttiva delle bombe atomiche. Se questo scenario apocalittico può sembrare remoto è però vero e immediato il fatto che per rigassificare si sversa in mare acqua altamente clorata a bassissime temperature; ciò a danno della flora marina e al contempo dei pesci che morirebbero provocando un crollo dell’attività dei pescatori.
Sebbene il Comune di Porto Recanati e la stessa Provincia di Macerata usufruiscano di benefits come il finanziamento della prossima stagione operistica dello Sferisterio di Macerata e la sponsorizzazione della squadra di pallavolo Lube da parte di Gaz de France, sulla carta impegnata nella promozione e finanziamento di attività sociali, noi non possiamo svendere il nostro ambiente e il nostro futuro per denaro.
Sicuramente questi individui, sostiene Renato, giocano sulla superficialità dei nostri amministratori e sanno bene come ricompensarla, ma come possiamo noi giocarci ai dadi quel vero e proprio libro aperto sulla storia geologica della zona che è il monte Cònero, oasi ecologica di straordinaria ricchezza, come possiamo bruciare il nostro patrimonio culturale, storico e ambientale, in tempo di crisi unico volano per la nostra economia? La sfida del futuro è sfruttare le fonti di energia rinnovabili di cui nel nostro Paese sarebbe possibile valersi e non costruire pericolosi ecomostri.
Nella pubblicità elettorale il Governatore Spacca promette un impegno concreto a favore dell’ambiente: ma come si concilia questa promessa con una mancanza di posizione chiara ed univoca della Regione Marche su questo tema?
Non a caso l’Ass. Badiali è stato vivamente contestato dai presenti alla riunione tenutasi lo scorso 15 Gennaio a Loreto presso il Palacongressi di via San Francesco, promossa dal Comitato “Rigassificatore. No, grazie”, in quanto continuava a non prendere una posizione definitiva contro il Rigassificatore dichiarando di prorogare qualsiasi provvedimento a Luglio2010.
Brillavano per la loro assenza il Sindaco di Porto Recanati e i rappresentanti della Provincia di Macerata, favorevoli al progetto, nonché il rappresentante di Gaz de France per il nostro territorio (uno sportello informativo di Gaz de France pare sia in Ancona, zona Baraccola), sebbene più volte invitati dagli organizzatori.
Nel cuore del grigio inverno chiudiamo gli occhi e immaginiamo lo splendore del Parco Naturale del Cònero, il mare cristallino che accarezza le nostre spiagge, i monti azzurri di leopardiana memoria, i dolci e verdi colli, i campi coltivati, le case rurali… il nostro paesaggio semplice eppure così affascinante da attrarre moltissimi turisti da tutto il mondo ogni anno… se riapriamo gli occhi, ahinoi, tra qualche tempo, avremo un triste scenario davanti… un autentico mostro marino minaccia le nostre coste e la nostra sicurezza: si tratta del Rigassificatore del Cònero.

giovedì 7 gennaio 2010

La privatizzazione dell’acqua

Il decreto Ronchi, che prevede la liberalizzazione di servizi pubblici locali, compresa  l’acqua, approvato in via definitiva, è ormai legge a tutti gli effetti.
Ciò significa che, entro il 31. 12. 2011 tutte le aziende municipalizzate dovranno trasformarsi in società a capitale misto pubblico- privato ( in cui il privato abbia almeno  il 40% delle azioni) oppure totalmente private.
Per i relatori della legge, questa trasformazione dovrebbe produrre effetti virtuosi. Se infatti un servizio pubblico inefficiente viene dato in mano ai privati  in un mondo ideale i privati lo faranno funzionare bene, si eviteranno sprechi, la concorrenza porterà ad un miglioramento del servizio e tutto ciò andrà a vantaggio del cittadino.
Ma se lo scenario che si prefigura è così idilliaco, come mai i consumatori sono insorti al punto che Adusbef, Federconsumatori e Movimento Consumatori hanno dichiarato che “ Di fronte a questa norma inaccettabile, che vuole mettere nelle mani dei privati un bene vitale come l’acqua, le nostre associazioni ribadiscono che sono pronte ad una raccolta di firme per un referendum abrogativo”?
Forse non tutti ricordano la drammatica vicenda di Cochabamba dove nella primavera del Duemila si combattè una vera e propria guerra per l’acqua.
In questa città, la terza della Bolivia per importanza, nel 1999 si decise di privatizzare il servizio idrico, nella convinzione che i privati che l’avrebbero gestito si sarebbero adoperati per la  ristrutturazione dell’intera rete cittadina.
Mai previsione fu meno azzeccata: nel giro di alcuni mesi il prezzo dell’acqua aumentò del 300% mentre le condizioni della rete idrica non migliorarono né essa beneficiò di alcun lavoro di manutenzione.
La percentuale di popolazione che restò privata dell’accesso all’acqua salì fino al 55%.
I gestori stranieri ( la Bechel di San Francisco e l’italiana Edison) erano sempre più favoriti da questa legge e imponevano le loro disumane condizioni ad una popolazione sfinita e assetata: i poveri che non riuscivano a pagare le salatissime bollette dovevano lasciare la loro casa come garanzia.
La popolazione, esacerbata, scese in piazza e affrontò per giorni uno scontro violentissimo e dolorosissimo contro polizia ed esercito, mandati dal Governo per sedare i “rivoltosi”.
Alla fine il popolo riuscì a far valere il suo diritto ad accedere a questo bene fondamentale e l’acqua tornò ad un gestore pubblico. (crf. www.terranauta.it).
Anche in Italia non mancano esperienze negative: nel Lazio, in provincia di Latina, la rete idrica è gestita dalla società Acqua Latina, società mista a prevalente capitale pubblico.
Questo sistema di gestione ha portato a forti aumenti di prezzo senza apprezzabili corrispondenti miglioramenti del servizio.
È peraltro di alcuni giorni fa l’episodio accaduto nel comune di Cori (LT) (riportato sul sito www.puntoacapoonline.it): il 16 Ottobre, a seguito dello scoppio di una tubatura, è stato interrotto il flusso di acqua potabile in alcune zone della città. Ebbene, nonostante la situazione di emergenza che si era verificata, l’Ufficio Tecnico del Comune , dopo due solleciti ad Acqua Latina, per altre due volte ha dovuto chiedere chiarimenti all’Ato 4, controllore di Acqua Latina spa. sul motivo per il quale la società gerente  del servizio idrico fosse in sostanza venuta meno ai suoi doveri contrattuali di tempestività dell’informazione e immediato servizio sostitutivo con autobotti.
Queste vicende devono farci riflettere sulla reale opportunità di trasferire la gestione di un bene pubblico irrinunciabile come l’acqua ai privati.
Non si può inoltre non considerare il rischio, sempre concreto, di infiltrazioni malavitose tra  gestori privati.
L’acqua non è un bene assoggettabile ai capricci e alle storture del mercato, ma è un diritto irrinunciabile per tutti gli uomini e le donne del pianeta.